...sian stati i libri o il mio provincialismo

Ieri alle 18.30 ho accompagnato il capo alla presentazione del libro "Insieme Mina Battisti" di Enrico Caserini.

Arrivati alla Feltrinelli di Buenos Aires, incontro Massimo Luca, il chitarrista di quel famoso e unico duetto del '72. Massimo, che con me è stato anche a Music Village in Calabria e che fuma la pipa con un tabacco al miele che ti penetra nel naso, è lì fuori che chiacchera con altre tre persone. Sono tre dei cinque musicisti che quella sera del '72 accompagnarono la performance a "Teatro 10" di Antonello Falqui, quel frammento musicale, quell'applauso interminabile a fine esibizione che cambiò la storia della televisione, e anche dei due protagonisti, Mina e Battisti.

Massimo saluta così i suoi compagni di viaggio che non vede da trentasette anni. Hanno quasi tutti le lacrime agli occhi dalla commozione, dall'emozione.
Mi vede, mi stringe forte.

Entriamo. Vedo aggirarsi il primo moderatore dell'incontro, Bertoncelli, che non vede il mio capo, l'alto relatore della presentazione.
vedo poi il capo, che si guarda in giro alla ricerca del suo amico-collega-compagno di viaggio, e non lo vede.
lo chiamo e gli dico di girarsi: si incrociano e spariscono insieme dietro ai libri.
il capo e bertoncelli sono una cosa sola. così diversi, l'uno opposto dell'altro.
il capo è un caciarone, è entusiasta, è egocentrico, è esagerato, esoso...
bertoncelli è sobrio, diplomatico, ironico, cinico da far spavento, quasi burbero direi, affascinante come pochi...

arriva anche l'autore, che si siede tra i due relatori. povero lui.
arrivano anche i musicisti, protagonisti del libro, e si siedono.
e a me vengono i brividi.
vengono i brividi quando si guardano tutti e quattro in faccia e dicono: 'siamo ancora qui, quanto siamo cambiati, è vero, ma siamo ancora noi'

(ed eccoli)






quelle robe proprio mielose, strappalacrime.
ma cazzo se hanno ragione.

la presentazione è divertente e scorre veloce, il capo da il meglio di sé nel mettersi in mostra e nel mettere in imbarazzo il povero Caserini.
Bertoncelli mi affascina sempre più, ogni volta che apre bocca. ad ogni chiusura di frase dice una battuta talmente sottile che a ridere siamo in tre, ma è fantastico.

il capo mi invita a cena con tutti loro.
e di nuovo mi ritrovo così, all'osteria del treno, a mangiare coniglio in salmì con polenta bianca e un bicchiere di marzemino.
e di nuovo mi ritrovo in mezzo a super cinquantenni, che parlano e parlano, che ricordano di quegli anni, che citano etichette discografiche che non conosco, titoli di dischi, 33 giri e artisti e discografici e produttori che non ho mai sentito, o forse si ma non so di cosa si tratta.
e ascolto, ascolto, immagazzino, bevo vino, mi metto nell'angolo della testa le cose che mi devo assolutamente adare a vedere e cercare il giorno dopo, perché non posso non saperle!

e di nuovo osservo Bertoncelli con la compagna.
osservo lui che apre il menù, mentre lei accanto sta già leggendo il suo.
osservo lui che la guarda e che le porge la mano.
osservo lei che senza fare un cenno e mentre va avanti a parlare con altri, si toglie gli occhiali e glieli passa....


"ha i suoi motivi la paura..."

Commenti

  1. lo conosco Bertoncelli. Ha fatto a Roma una roba sui Beatles con Castaldo.
    devo ammettere che è interessante sentirlo parlare.
    poi 'sti tipi sanno tante di quelle cose che li sentiresti parlare per ore vero?
    mi ti immagino che "immagazzini" a tavola....e che poi finisce tutto su bozze...

    bella la canzone di Fossati, l'ho ascoltata ieri per la prima volta, proprio da quello stesso link che hai postato.

    M.

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